Mi sono sempre sentita un'aliena quando, fra amiche, salta fuori l'argomento di Sex and the City ed io sono l'unica che non lo guarda, perchè non mi piace e non mi ci ritrovo. Fortunatamente le amiche mi vogliono bene lo stesso, ma la sensazione di marzianità permane.
Non riesco ad immedesimarmi in nessuna delle quattro protagoniste, tutte troppo patinate, formali, capricciose, costruite e soprattutto sempre a rincorrere l'uomo perfetto, ricco e mai banale. Sì, insomma, il principe azzurro che esiste solo nelle favole....
Stamattina, però, ho provato un'immensa soddisfazione nel leggere questo illuminante editoriale di Tanya Gold, che conferma, in modo acuto, puntuale, con dovizia di particolari e grande cognizione di causa, quelle che sono state le mie rudi e superficiali impressioni in merito a questa petulante telenovela.
Dice Tanya: "Sex and the City viene percepito come il manifesto televisivo del femminismo. Parla della vita di quattro donne a New York e delle loro avventure romantiche e sessuali. La serie TV è iniziata nel 1998 per poi appprodare al cinema. E siccome la sete di vedere donne che si comportano da idiote è inestinguibile, a fine mese uscirà il seguito."
"Perchè lo definiamo femminista? Perchè le protagoniste lavorano, guadagnano e parlano molto di sesso, più o meno come fanno le adolescenti. C'è Miranda l'avvocatessa, Samantha la ninfomane e Charlotte la snob. La loro leader è Carrie Bradshaw, una giornalista che dovrebbe rappresentare tutte le donne, impersonata da Sarah Jessica Parker. Ma attenzione sorelle, Sex and the City sta al femminismo come lo zucchero sta all'igiene orale."
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"in Sex and the City ci sono due archetipi che si ripetono: la donna-oggetto sessuale e la donna-bambina."
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"Il fatto che Carrie sia una giornalista presuppone che sia una sorta di pensatrice, intellettualmente impegnata in quello che compra [....] Bazzica in libreria, ma in sei serie ed un film, l'unico libro che prende in mano è "Love Letters of Great Men".
"L'unica cosa che Carrie prende sul serio è fare spese. Entra da Prada con fierezza, stirando le braccia mentre pensa a quello che vuole. Scarpe, vestiti, ancora scarpe, gioielli e di nuovo scarpe. In un episodio Charlotte (Kristin Davis), cede un paio di scarpe in cambio di un gioco sessuale. In un altro, Carrie si accorge di essere una senzatetto perchè ha speso 40.000 dollari in scarpe e non può versare la caparra per un appartamento."
"Dunque, ci si può prostituire per un paio di scarpe, oppure puoi andare in bancarotta per le scarpe, l'importante è avere le scarpe, perchè altrimenti senza scarpe non saresti nessuno. Sono le Four Shoe Women of the Apocalypse." Definizione talmente geniale ed esilarante, che non oso tradurre per non svilire.
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"Sex and the City è un messaggio pubblicitario dell'industria della moda, va bene, anche se non si presenta come tale. Qui lo shopping non è più un piacere o una novità, è l'annullamento del sé. Ad un certo punto Carrie dice che i primi giorni in cui era a New York stava morendo di fame per comprarsi l'ultimo numero di Vogue. Quando si è trovata di fronte alla scelta tra mangiare o leggere Vogue, ha scelto Vogue."
"A furia di rimpinzarsi con Vogue, Carrie dimagrisce a vista d'occhio. All'inizio della serie aveva degli splendidi capelli ricci e selvaggi, le lentiggini e dei vestiti quasi normali. D'accordo, è perfetta nel sembrare una donna comune più di qualsiasi altra attrice. Col susseguirsi delle stagioni, però, diventa sempre più pallida, magra e bionda, fino a diventare un fantasma con i capelli lisci, il botox, e pratica lo yoga. Alla fine è così sintetica che potrebbe piegarsi ed infilarsi in uno dei suoi cassetti, avvolta nella carta velina."
"L'estrema magrezza è fondamentale per le donne di Sex and the City. Avere un peso normale sarebbe come allontanarsi dal pianeta terra. In tutte le serie mi è capitato di vedere solo una volta una donna in carne, ed era di colore (se sei nera puoi permetterti di essere grassa perchè tanto ai pubblicitari non interessi)."
"Credo che Sex and the City mostrando la sessualità femminile, abbia rubato quelle che erano le prerogative del femminismo. E' vero che molte donne fanno sesso con vari uomini. Ma le borse e le diete sono prioritarie ed il sesso libero viene punito. Samantha, la più calda, ha una relazione sessuale dietro l'altra, senza legami sentimentali, si ammala di cancro e lo vive come una punizione. Charlotte, la più felice e la più convenzionale ha un marito ricco, dei figli, ha smesso di lavorare e vive nella lussuosa Park Avenue. Lei sta alle regole e per questo viene premiata."
"E gli uomini? Sex and the City è incentrato sulla ricerca dell'amore. Ed è anche la ricerca dell'amore paterno, non di un amore alla pari. Carrie chiama John, il capobranco a cui lei corre dietro da sempre, Big (grande - ndt). Big è la definizione che un bambino darebbe ad un uomo. (Del resto lui chiama la sua consumata lolita “Kid” - bambina - ndt.) Big è, ovviamente, uno straricco uomo d'affari, perchè qui gli uomini con un lavoro qualunque sono disprezzati. Quando Miranda (Cynthia Nixon), sposa un barista gentile, è costretta ad andare a vivere in "quell'inferno" di Brooklyn. Ecco la sua punizione."
"Big (Chris Noth), in parte si prende cura di lei, in parte paga. Carrie strilla “Dimmi che sono l'unica donna per te!” e lui le risponde con un sorriso, perchè lui è un padre e si comporta come tale. Carrie recita il ruolo della bambina in ogni episodio. In uno, i suoi amici non possono festeggiare il suo compleanno e lei cade in depressione. In un altro, lei perde la collana con il suo nome e piange, vi ricordo che è una donna in carriera over 40. Lascia Big per trasferirsi a Parigi con un altro uomo, ma siccome lui non le dedica le sue attenzioni h24, lei ricomincia ad assediare Big. Alla fine lei gli chiede di sposarla quando si rende conto che, se lui la lasciasse, lei rimarrebbe senza un soldo. E allora come farebbe a comprarsi le scarpe, papà?
Guardatelo pure, se proprio dovete. Ma non dite che è femminista. Dopo tutto, non è molto diverso da "La fabbrica delle mogli".
Liberamente tradotto da: Telegraph.co.uk
Ancora una volta, mi viene in mente il paragone con la pornografia. Sì, perchè anche nella pornografia, quella cosiddetta mainstream, la donna è un mero oggetto sessuale che, per attirare il maschio e per piacergli, dev'essere magrissima, perfetta e senza un capello fuori posto, sempre pronta ad esaudire tutti i suoi desideri. Ma allora dov'è la differenza? La differenza sta nel fatto che la pornografia non è ipocrita. Le donne non devono recitare alcuna parte, non devono fingere di essere intelligenti, o fare la parte delle brave mogliettine. Le donne che fanno porno lo fanno perchè gli piace, perchè amano essere guardate. Tante pornoattrici sono molto più intelligenti e colte di quanto si voglia credere e molte di loro sono persino laureate.
E poi c'è il porno non convenzionale, o il porno alternativo (alt-porn per gli anglosassoni). Quello fatto dalle donne e per le donne. Un porno in cui le donne sono attive e non sono prone tout-court ai capricci maschili. Sono donne consapevoli della propria sessualità e vogliono dare una nuova direzione al porno, stanche dei luoghi comuni donna-vittima o donna-ninfomane tipici del porno fatto dagli uomini. E questo è il porno femminista, di cui ho parlato qualche tempo fa.